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Etica del giornalismo e deontologia professionale

Quando si pensa al giornalismo, al ruolo che ha nella società, a quali dovrebbero essere i suoi obbiettivi, è bene rispolverare i doveri di questa professione, rispondendo a questa semplice domanda: che cosa si aspetta la società da noi giornalisti?

Mi occupo di giornalismo in ambito medico e scientifico e qui porto la mia personale esperienza, soprattutto riferita agli ultimi mesi di emergenza sanitaria.

Il buon giornalismo, il giornalismo etico, pubblica notizie per il bene pubblico, il bene del lettore, per offrire un servizio alla comunità, per rendere i cittadini sempre più consapevoli e dar loro gli strumenti giusti per interpretare il mondo.

La deontologia del giornalista ha proprio questi obbiettivi.

Il termine, coniato nella prima metà dell’Ottocento dal filosofo utilitarista Jeremy Bentham, si riferisce all’insieme delle regole morali che disciplinano l’esercizio di una determinata professione: significa letteralmente studio del dovere (dal greco deon δέον -οντος e loghìa, λογία).

L’etica, da èthos (dal greco antico carattere, consuetudine, comportamento) è quella branca della filosofia che indaga il comportamento umano di fronte ai concetti del bene e del male.

Il Testo Unico dei Doveri del Giornalista è tanto essenziale quanto efficace. Basterebbe rispettare le sue regole per applicare l’etico al giornalismo.

Mi riferisco soprattutto all’art. 6 che già da solo è sufficiente per impostare un’informazione deontologicamente corretta, soprattutto nel settore della salute e della medicina.

Ve lo riporto.

Art. 6

Doveri nei confronti dei soggetti deboli

Il giornalista:

  1. rispetta i diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali, in analogia con quanto già sancito per i minori dalla «Carta di Treviso»;
  2. evita nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate;
  3. diffonde notizie sanitarie solo se verificate con autorevoli fonti scientifiche;
  4. non cita il nome commerciale di farmaci e di prodotti in un contesto che possa favorirne il consumo e fornisce tempestivamente notizie su quelli ritirati o sospesi perché nocivi alla salute.

L’art. 6 parla dei soggetti deboli ma io mi permetto di parlare anche dei pazienti in generale, per coloro che lo sono stati o potrebbero diventarlo: il compito di un giornalismo etico è garantire l’empowerment del paziente e del cittadino, vale a dire rendere questi soggetti consapevoli e padroni del proprio benessere. Le persone devono essere in grado di compiere scelte e prendere decisioni razionali, basate su una conoscenza acquisita tramite fonti di informazione corrette e trasparenti. E questo vale non solo nel campo medico, ma in qualsiasi altro ambito della società.

L’etica del giornalismo presuppone correttezza, trasparenza, competenze (ossia conoscenza del tema di cui si sta scrivendo), adesione alla verità fattuale. Il giornalismo non ha il compito di allarmare o infondere speranze. Deve solo raccontare i fatti nel modo più oggettivo possibile. E questa obbiettività deve essere applicata a tutti gli elementi che compongono una notizia: dalla scelta del tema, al titolo, al racconto.

 

L’etica della notizia

Quando una notizia merita di essere pubblicata?

Quando è interessante. E utile. Soprattutto se parliamo di medicina.

Ci vuole competenza, l’etica richiede anche questo per saper discernere tra un argomento valido e uno inutile, tra uno studio clinico e uno condotto su animali, tra un comunicato stampa diffuso da un’azienda e una fonte autorevole. Il caso del vaccino anti covid annunciato da Pfizer come efficace al 90% è emblematico: lo ha comunicato l’azienda con una nota stampa (non un ente regolatore ufficiale, come EMA o AIFA) e le maggiori testate italiane lo hanno ripreso, alcune dando per scontato che sarà quello che useremo. In realtà il farmaco non è ancora stato approvato dagli organi competenti, eppure le persone oggi si aspettano quel vaccino, magari già a fine gennaio. Un giornalismo etico avrebbe riportato il comunicato, prendendo però le distanze da verità assolute e specificando a chiare lettere che non c’è nulla di definitivo o approvato.

Il giornalista deve ridiventare segugio delle notizie, riscoprire il valore della deontologia ed essere severo controllore delle informazioni che circolano e che intossicano, proprio come un virus, l’informazione.

Non c’è buona informazione senza etica.

Il progetto Scrittura Etica ha tra i suoi obbiettivi anche quello di appoggiare queste istanze e farle sue, promuovendo un’informazione corretta, rispettosa del lettore, al servizio del pubblico, che renda i cittadini sempre più consapevoli e dia loro gli strumenti per interpretare cosa accade nel mondo.

– Angelica Giambelluca –

Giornalista

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

 

 

 

 

 

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